Tolkien e le destre

Wu Ming 4 e Arduini, la caduta di un mito della destra.

Questa pagina vuole rendere omaggio ad uno dei padri del romanzo fantasy, J.R.R Tolkien, creatore del mondo fantastico della Terra di Mezzo, dove è ambientato l'epocale racconto del Signore degli Anelli.
L'obbiettivo di queste pagine, ripercorrendo la critica tolkeniana dell'ultimo periodo, sarà quello di strappare alle grinfie della destra il monopolio interpretativo che da ormai da mezzo secolo è in atto nella penisola italiana da parte dei gruppi neofascisti e estremisti, che hanno creato un'immaginario fittizio secondo cui Tokien sia il teorico dell'assolutismo, della bella morte, della differenza razziale, della lotta contro l'immigrato dell'Est e del nazionalismo. In realtà, se mi seguirete in questo viaggio, scopriremo come Tolkien, pur non essendo "un compagno", non è per nulla un autore di estrema destra, non appartenendo nemmeno, per certi versi, al tipo di destra che intendiamo noi oggi.
Bensì un personaggio fuori dagli schemi e critico della realtà tutta.

Un pò di Storia: la prima edizione e la critica evoliana

La storia della Compagnia dell'Anello, dopo una traduzione mal fatta del 1967, viene ufficialmente pubblicata nel 70. A divulgare il romanzo è la Rusconi, nota casa editrice di destra. La prefazione è redatta da Zolla  mentre la traduzione è rimaneggiata da Quirino Principe. Di particolare importanza è il testo che precede la prima edizione e quelle a venire, del "conoscitore di dottrine esoteriche e studioso di mistica", il professor Zolla. 
Come raccontato da Roberto Arduini, giornalista dell'Unità e rinomato studioso italiano dell'autore inglese, e da uno dei massimi esperti tolkeniani in Italia, Wu Ming 4, a.k.a Federico Guglielmi (i Wu Ming non vi spiego cosa sono NdA), del cui lavoro provo a darne una mia personale rivisitazione, ho scoperto come questi pensatori misurano Tolkien. Wu Ming 4 esamina il saggio di Sebastiano Fusco, discendente dei pensatori di destra, che nel suo testo «L’uso del simbolo tradizionale in J.R.R.Tolkien», analizza l'uso dei simboli nel Signore degli Anelli.  Da una parte Fusco descrive Tolkien come un abile simbolista, che ha saputo nascondere nella narrazione simboli e rimandi alla nostra realtà. Affermazione ampiamente smentita da Tolkien stesso:
«Non tratta di niente se non di se stesso. Di sicuro non ho intenzioni allegoriche, generali, particolari, o morali, religiose o politiche. … Io sono comunque un cristiano; ma la Terza Era non era un mondo cristiano» (Lettera 165); «Non ho intenzioni didattiche, né scopi allegorici» (Lettera 215); «Detesto cordialmente l’allegoria in tutte le sue manifestazioni, e l’ho sempre detestata […] Penso che molti confondano “applicabilità” con “allegoria”; l’una però risiede nella libertà del lettore, e l’altra nell’intenzionale dominazione dello scrittore» (Prefazione del Signore degli Anelli) 
Dall'altra parte invece, contraddicendosi, egli dice come Tolkien non si sia accorto di aver inserito queste allegorie e rimandi testuali e che quindi in buona parte del suo libro vi siano collegamenti che lui ha messo inconsapevolmente, determinati dalla storia reale dell'autore. Grazie a Wu Ming 4 , ho scoperto da dove sbuca questa teoria simbolista. Gli autori di casa Rusconi, buona parte della critica vicina alla Società Tolkieniana Italiana e diversi saggisti nostri compatrioti, si rifanno infatti alla concezione simbolista di Julius Evola. Costui, fascista, razzista dichiarato e "studioso di mistica" (strano vero?), ha elaborato una teoria secondo cui i presunti simboli possono essere decontestualizzati e commentati fuori dal testo. Il suo obbiettivo era quello di richiamarsi alla tradizione pagana e, mitizzandola, egli tentò di giustificare le concezioni razziste nazifasciste. Ma sorge spontanea una prima domanda su questo tipo di teoria simbolista: se accettiamo la teoria evoliana, allora vale tutto per commentare qualsiasi parte di un testo? Che senso avrebbe la critica, se posso strappare dal testo migliaia di frasi che possono avere mille sensi? 
In risposta alla riflessione di Fusco poi faccio notare come Tolkien sia professore di antico inglese e letteratura inglese, e per di più glottologo e filologo. Quindi come è possibile che una persona del genere, abbia messo involontariamente significati alla propria opera?  E se partiamo dal presupposto che ogni autore ha un bagaglio culturale che ne determina il contenuto degli scritti, senza che lui se ne accorga, immaginandoci come al di sopra della consapevolezza di un uomo del genere e non conoscendo tutti i pensieri in merito agli eventi che sono successi durante la sua vita, rischiamo di travisare completamente il senso della storia.
Ecco cosa pensa Tolkien di questo tipo di critica:
«Sono contrario alla tendenza attuale della critica, con il suo eccessivo interesse per i dettagli delle vite degli autori e degli artisti. Questi non fanno altro che distogliere l’attenzione dalle opere di un autore […] e finiscono, come si può spesso constatare, per costituire il motivo principale di interesse» Lettere n.213

Campi Hobbit, Lega e nuove frontiere di idiozia

Dove possiamo rintracciare le manacce luride delle formazioni di estrema destra che hanno preso con la forza uno degli autori più amati di sempre? 
In primis nei cosiddetti Campi Hobbit, raduni culturali del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Il primo si tenne nel 1977 e lo scalpore causato da queste manifestazioni di "ignoranza e superficialità", contribuì allo sprofondamento nel pantano del buone nome del glottologo inglese.
Non voglio nemmeno parlare di alcuni dei due gruppi neofascisti più prolifici sul tema: la "Compagnia dell'Anello" e gli "Hobbit".

Ancora oggi i fascisti, senza scrittori contemporanei
a cui rifarsi, discutono (nella mia città) su Tolkien.
Dopo le ben quattro edizioni del campo, come se l'ormai morto e stramorto Tolkien non fosse stato abbastanza strumentalizzato dalle testate "culturali" dei camerati, la palla passa, dopo un pò di tempo alla Lega Lombarda.
L'opera meno stupida del panorama leghista è un numero speciale dei Quaderni Padani, dove, guarda caso c'è un'intervista al nostro amico Quirino Principe, primo curatore dell'opera (vedi sopra), che pur richiamandosi alla "anarchia" del Signore degli Anelli (concezione ampiamente in contrapposizione con il primo articolo del numero), dà a noi mortali comunque una considerazione politica sul libro:
La più libera forma di governo, ha detto Charles Maurras, è la monarchia assoluta corretta dal frequente regicidio. Nel Signore degli Anelli, d’altronde, la regalità è affrontata in modo molto problematico; Aragorn prende le proprie decisioni solo dopo aver consultato gli umili Hobbit, e il Concilio di Elrond rappresenta un momento di grande democrazia. Questo perché Tolkien ne comprende i gravissimi difetti: il suffragio universale, la sindacalizzazione, il fatto che il voto di chiunque abbia lo stesso valore. È scandaloso che il voto di Paolo Bonolis abbia lo stesso valore del suo o del mio! 
Qualcuno aveva qualche dubbio sul fatto che i primi curatori dell'opera fossero di destra? Ora spero non ne avrete più nessuno....

Gli ideali di destra e il Signore degli Anelli: confutazioni generali

Monarchia

Come commentare la citazione di Principe? Come confutare il fatto che nel mondo di Tolkien non sia stata inserita alcuna struttura democratica (se non il Concilio di Elrond), privilegiando quella monarchica (sono tutti re, principi, guerrieri o contadini)?
Prima di tutto identifichiamo il periodo storico della Terra di Mezzo. Da una parte abbiamo gli Hobbit, la cui società rurale di piccola proprietà è molto simile a quella arcaico-repubblicana dell'Antica Roma, e pure all'organizzazione piccolo borghese dell'Ottocento. Dall'altra parte invece abbiamo il regno senza re, Gondor, il regno con il sovrano vittima di un incantesimo, Rohan, il regno crollato dei nani di Erebor e gli elfi,  con un sistema signorile-rinascimentale. Partendo dal presupposto che il dittatore (Sauron), rappresenti il Male assoluto, e che quindi vi sia una condanna di questo tipo di istituzione, ragioniamo sul perchè Tolkien abbia inserito la monarchia in una parte di Arda. Le risposte sono semplici e comprensibili. Prima di tutto, il professore e storico inglese non poteva presentare nella parte di mondo tardo medioevale un impianto democratico per il semplice fatto che sarebbe stato irreale, insensato, a-storico, al di fuori delle logiche interne al romanzo. 
Inoltre questa istituzione è utile ai fini narrativi, perchè permette di incanalare il racconto solo su alcuni personaggi principali, senza per questo lasciare in disparte gli umili soldati sempre sullo sfondo (quando spesso lo sfondo nei libri fantasy è la cosa più importante).

Re Elessar
Nelle sue lettere  egli dice che il suo pensiero è "sempre più incline" all'anarchia o alla monarchia non costituzionale (questo non vuol dire che in realtà fosse vicino a queste posizioni, ma che, in uno sfogo, si stesse avvicinando piano piano), e pur criticando la democrazia moderna, esprimendo le sue paure da borghese altolocato più che difetti reali, ritengo sia inutile vedere nel libro il pensiero di Tolkien, la cui struttura è determinata da fini narrativi o logici.
Ma se vogliamo ripercorrere la strada simbolista di destra, andando a cercare simboli ovunque (perchè tolkien non si è accorto di averli messi), possiamo capire come nel Signore degli Anelli il professore sembra molte volte più critico verso la monarchia, che verso la democrazia, dalla cui forza (il Concilio di Granburrone) e dalla cui bassa cultura ( gli Hobbit -> Paolo Bonolis), parte il viaggio verso il Monte Fato. Ricordo poi come Gandalf, di fronte al Sovrintendete di Gondor (rappresentazione della facile degenerazione monarchica - folle come molti re del Silmarillion ) che si voleva dar fuoco, parli di una sorta di "diritto alla resistenza" nei confronti del sovrano di fronte alle "scelte folli" del re. Questa interpretazione lockiana della monarchia, mette al centro non la corona, quanto la popolazione e il suo diritto a ribellarsi, quando, come succede più volte nella storia di Arda, questa subisce soprusi. Peccato che non ci siano rivoluzioni, potrebbe dire qualcuno. Peccato che in quel mondo la rivoluzione è talmente fuori dagli schemi, che sarebbe impossibile e illogica quanto la democrazia.

Divisioni in razze

I neofascisti vedono nella divisione razziale del Signore degli Anelli un profondo richiamo ai principi delle teorie razziste e xenofobe alla base del loro pensiero. La varietà di razze nel mondo di Tolkien risale alla tradizione della mitologia nordica, di cui noi sappiamo Tolkien studioso e grande estimatore. E' logico quindi che creando un immaginario fantastico egli si rifaccia a quella mitologia.
Il Signore degli Anelli è la storia dell'unione delle razze dove anche quelle che si sono sempre scontrate sul piano verbale e non, come Elfi e Nani, si riuniscono contro l'unico nemico, il Male in sè.
Il nemico assume quindi connotati quasi diabolici e i suoi servitori (orchi, goblin, troll ecc.) non sono da combattere perchè diversi, non perchè vogliono imporre la loro cultura e istituzioni sugli altri, ma perchè, creati da Melkor in persona, sono incarnazione della crudeltà del loro padrone. Non è l'odio razziale che muove umani, elfi, nani e hobbit contro questi e Sauron, ma la consapevolezza di essere di fronte ad un nemico che porterà tutti i valori negativi (cannibalismo,dittatura,violenza, guerra) nella loro terra.
L'immagine che esce dai libri di Tolkien è quella della necessaria (e giusta) collaborazione per la difesa della propria vita e della propria libertà, non quella dell'annientamento del "diverso", come sostiene la critica di destra.
Vi sono anche lampanti esempi positivi di integrazione razziale, tra cui il già citato Concilio di Elrond, l'allenza umana-elfica che riesce a vincere al Fosso di Helm, e  la storia di Gimli e Legolas, che dopo numerose battaglie e avventure consolidano la loro amicizia (Gimli riceve il titolo di "Amico degli Elfi"), e alla fine del libro decidono di raggiungere gli elfi al di là del mare (luogo in cui arrivano anche da Gandalf e Frodo) su una piccola barca.

Legolas e Gimli
E' utile inoltre ricordare l'odio tra Gondor e Rohan, superato durante la Guerra dell'Anello , da tempo ormai regni divisi con caratteristiche culturali e sociali diverse. Non dimentichiamo infine le Guerre Civili durante il regno di Gondor (Silmarilion) e, più in generale tutti gli eventi che hanno sempre segnato rotture nei regni umani, che si riuniscono poi sotto il riunificatore e pacatore Aragorn. 
Tutto questo per dire che, analizzando per filo e per segno gli avvenimenti della storia di Arda, troviamo molte guerre intestine ai regni considerati "dalla parte giusta" per il controllo del potere terreno. L'unione, idea ultima e più alta dell'uomo giusto, che Aragorn porta tra i reami, è segno di stabilità e di integrazione.
Dopo aver sconfitto "il male in sè", dopo aver difeso le proprie libertà e i propri beni terreni, re Elessar inaugura un nuovo periodo di pace.

Questioni territoriali

Negli anni 60 un critico svedese ipotizzò che la presenza a Est del nemico rappresentasse il pericolo comunista. La questione fu subito sconfessata da Tolkien:
«La localizzazione di Mordor all'est è dovuta semplicemente alle necessità geografiche del racconto, all'interno del mio sistema mitologico. La fortezza originaria del Male era (come vuole la tradizione) a nord; ma dato che venne distrutta e sepolta sotto il mare, doveva esserci una nuova fortezza, lontana dai Valar, dagli elfi e dalla potenza marinara di Númenor».Lettere n.229.
Questo significa che la presenza del nemico a Sud-Est del continente, ancora utilizzata dai leghisti oggi per appropriarsi del mito tolkieniano, è in realtà usata dall'autore per fini puramente letterari.
La Lega inoltre identifica spesso gli  Haradrim, che furono alleati di Sauron (quindi nemici), con gli "invasori" extracomunitari. Essi infatti richiamano le popolazioni medio-orientali, descritti come popoli di "carnagione scura" che vivevano nel deserto, e che combattevano con Olifanti e scimitarre.

Mappa dell'Harad

Noi sappiamo, come Tolkien ci fa capire nel testo, che solo una parte di questa popolazione del territorio dell'Harad , divisa in grandi tribù, si alleò con Sauron. E queste stesse tribù si unirono ad Aragorn dopo la battaglia di Minas-Thirith. Alla fine del libro tutta la popolazione si sottomise a lui (Quarta era). Inoltre le regioni del Sud più vicine a Gondor  sono sempre state in contatto con i gondoriani, grazie a importanti scambi commerciali. Gli Haradrim infine, come si può leggere nel Silmarilion, sono stati alleati e amici dei Numenoriani, antica stirpe degli uomini del Nord, dai quali poi si ribelleranno in seguito a violenti soprusi.
Essi sono quindi un popolo, assieme agli Esterling, molto versatile, che non è identificabile come "buono" o "cattivo" a prescindere, ma, come molte popolazioni di Arda, un'insieme di uomini che viaggiano nel dubbioso limbo della moralità e delle alleanze politiche e militari.

in aggiornamento...appena ho tempo (Dario)

1 commento:

  1. Gentili scrittori,
    non è detto che chi si occupa di mistica abbia per forza idee fasciste o sentimenti razzisti.
    É quello che si può leggere dalla seguente frase Julis Evola era "fascista, razzista dichiarato e "studioso di mistica" (strano vero?)"
    La mistica (per essere precisi andrebbe chiarito cosa si intende per mistica perché sono molte le dottrine mistiche) che chiameremo così per intenderci, non va a braccetto con fascismo e razzismo.
    Non si può negare però che alcuni uomini hanno usato la “mistica” per i loro scopi personali e di potere. La destra ha usato Tolkien come ha usato alcuni simboli e teorie mistiche, ma non tutti i “mistici” sono di destra o razzisti e fascisti.
    Per fortuna oggi è tutto reperibile e quello che una volta era “esoterico” non lo è più. Le antiche dottrine sono accessibili a tutti e se si studiano approfonditamente e in modo spregiudicato (ossia senza pregiudizio o con un giudizio troppo affrettato) si potrà capire perché alcuni autori danno una interpretazione simbolica del Signore degli Anelli.
    L’intento del mio commento è di portare un po’ di chiarezza nella nebbia che si può creare quando si affrontano quesiti temi.
    Sono sempre disponibile ad approfondire la tematica.
    Cordialmente

    RispondiElimina