giovedì 18 aprile 2013

Hospital Street

L'opera di fronte a me non sembra avere ombra.
Il sole illumina i passanti del parco e le piccole macchine sullo sfondo metallico della immane struttura.
Famiglie pranzano in serenità, tentando di respirare, fuggono dalla vita lavorativa.
Davanti a loro il luogo di vita e di morte, dietro di loro la superstrada.
L'unico fottuto luogo dove non bisognerebbe rilassarsi, ma l'artificio lo consente.
Le montagne autoctone lontane, rifugio per pochi eletti fuori dal mondo e dalla società.

L'opera è ancora lì, senza ombra, nessuno la può spostare, tutti l'hanno voluta.
L'opera è ancora lì, costruita con i soldi di tutti, per il guadagno di pochi, la stampa cristiana la contesta, nessuno l'ha voluta.

Chi allora?
Lo sguardo si stende sulla città sopraelevata dove svetta la croce.
Vecchia di duemila anni e macchiata dal sangue dei vinti.
Dall' "infame" Teodosio è la croce che vince sempre.
Il punteggio fa venire i brividi: trecentottanta a Milleseicentotrenta anni.
Il patrimonio del Duomo, dietro le mura veneziane anche:
tre miliardi di euro contro la gente che muore di fame.

La domanda si ripete simile: chi ancora?
Memores Domini.
Parole di una lingua antica per uomini ricchi e moderni,
parole di un'altra cultura oggi schiave della finta legge longobarda.
Mostri sacri del nostro tempo, giocano al conflitto dei soldi,
combattono la propria mercenaria battaglia,
mai la guerra per tutti.

Altri ragionamenti iperbolici mi fanno scoppiare la testa alla vista dell'acciaio.

Mi blocco mentre me ne sto andando, affaticato dal peso del ragionamento.
La domanda si ripete per l'ultima volta: chi ancora è responsabile?
La famiglia mangia serena,
nel parco della tranquillità e della "Pacem in Terris".



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