venerdì 19 aprile 2013

La lotta dei lavoratori del San Raffaele, odierna Resistenza


Trovarsi così, tutt'a un tratto, soli, davanti alla realtà. Inesorabile. Tremenda. Senza speranza. Rabbiosa. Fredda come una lama che scende e non lascia tempo neppure all'ultimo sospiro, che rimane bloccato in gola.
è accaduto lunedì a 40 lavoratori dell'ospedale S. Raffaele di Milano, che di sono visti recapitare una gelida e crudele lettera di licenziamento. Dopo mesi di lotte, trattative, resistenza attiva inizia così l'ingiustizia più grande, il furto di dignità a dei lavoratori e a delle lavoratrici che non hanno nessuna colpa se non quella di vivere in un periodo e in un Paese che hanno deciso che posto per loro più non ce n'è.
La morigerata cupola con angelo...
Al di là delle vicende giudiziarie, che durano ormai da più di un anno e che vorrei cercare di esporre ordinatamente passo passo nei prossimi post, se oggi queste persone non vedono davanti a loro che un vicolo cieco (e a quanto pare gli altri 200 licenziamenti "promessi" dall'amministrazione potrebbero arrivare nelle prossime settimane ), i responsabili che mi pare di poter additare sono 3:

1) Le amministrazioni dell'ospedale. Quella vecchia, che ha visto negli sprechi di Don Verzè&co crearsi il buco da un miliardo all'origine dell'inferno di questi mesi; quella nuova, che vede in Giuseppe Rotelli (imprenditore navigato magnate della sanità lombarda) e soprattutto nel suo braccio operante, il vero carnefice dell'operazione, il giovane a.d. Nicola Bedin, i perfetti esecutori di una filosofia imprenditoriale basata sui puri e semplici numeri e sull'efficienza meccanica del taglio indiscriminato, che poi poco importa se trattasi di tagliare sul personale, che può significare sfasciare famiglie o rovinare persone, o invece tagliare sui reali sprechi. La disumanità di questa gente è davvero disarmante, non so come facciano a dormire di notte.


2) La cattiva politica. In particolare due signori chiamati Roberto Formigoni e Elsa Fornero, l'uno padrone della Lombardia dalle calende greche e occulto signore ciellino della sanità lombarda, indagato pure per corruzione nella vicenda della bancarotta dell'ospedale, l'altra responsabile della distruzione di un gran numero di diritti dei lavoratori con la sua devastante riforma del lavoro, che ha permesso di fatto l'inizio di questo perverso metodo di licenziamenti.
Non ci sono solo loro due, però. In generale il mondo politico nel suo insieme, partiti di centro-sinistra compresi, sia in Regione che a Roma, è risultato come spesso capita, indifferente o disinteressato alle vicende degli ultimi mesi, nonostante le minacciose risoluzioni da tempo annunciate dall'amministrazione dell'ospedale. E infine aggiungerei anche una condotta non proprio ineccepibile (anzi) dei sindacati confederati cgil, cisl e uil- condotta sulla quale approfondirò volentieri, se avrò occasione, come già scritto sopra.


3) L'omertà. Perchè non serve mica essere in Sicilia o chissà dove perchè ci sia. L'omertà è dei mezzi di informazione, di quei media così malleabili e bandieruole che scrivono (giornali) e dicono (tg) quello che gli pare, riducono, nascondono, modificano, intervistano solo membri dell'amministrazione (!!!), Corriere della Sera in testa (giornale di cui Rotelli ha una percentuale d'azioni.......).
L'omertà però è pure quella di quei lavoratori che da questo ciclone non sono toccati, quelli che l'ospedale considera "di serie A", primari, medici, lavoratori specializzati, tutti coloro che non fanno parte del "comparto", la fetta di capitale umano costituita da tecnici, infermieri, personale impiegato ecc, meno retribuita, meno tutelata, e quindi secondo le logiche di Bedin&soci, da demolire. Purtroppo i non facenti parte del comparto hanno dato poco credito alla teoria sulla bontà intrinseca dell'uomo, anzi hanno contribuito a dimostrare che forse, purtroppo, l'essere umano è egoista, e finchè non viene toccato il suo pezzetto di terra, è difficile che si muova per salvare quello di un altro. E così, nonostante le molte possibilità per farlo, questi dipendenti non hanno mai pensato di unire la loro voce a quella dei loro colleghi meno fortunati, anche in momenti di grave tensioni, accaduti con frequenza nei mesi scorsi. Omertà.


Parte del presidio permanente, con tenda e tavoli
Di sicuro, queste tristi vicende hanno portato anche, se si può dire, delle note positive. Di fatto, il comparto ha trovato, nella difficoltà, unione e cementificazione, costituendo una fitta rete umana, una grande famiglia allargata potremmo dire, che durante le manifestazioni (più volte anche al palazzo della regione, e anche sotto il Municipio meneghino), le assemblee, i presidi, ha trovato la voce e la forza nel travaglio comune. E accanto a loro, i sindacati di base, che si sono sempre mostrati disponibili, forti, risoluti e chiari negli intenti. Da mesi il presidio permanente nella spianata davanti all'ospedale vede costantemente  volontari, giorno e notte, presenti, che con tende, viveri arrangiati, e soprattutto tanta forza e tanta determinazione, cercano di far valere i propri diritti e di mostrare alle persone le abominevoli realtà che stanno lacerando il personale di uno degli ospedali più importanti del Paese.
Martedì al presidio si sono presentati, in un atmosfera di forte tensione e disperazione, un timido Umberto Ambrosoli e soprattutto la "capogruppo" dei consiglieri regionali del movimento5stelle, Silvana Carcano, che ha voluto prendere parte al terribile momento dei lavoratori, entrando nella tenda, confrontandosi, presentandosi dall'amministrazione, ovviamente assediata, nascosta, dispersa (si vocifera che Bedin fosse asserragliato a S. Donato) chiedendo i conti dell'ospedale, che non sono però pervenuti.
Nei momenti di tensione successivi, collutazioni con celerini compresi, nel tentativo di occupare l'accettazione, sono rimaste lievemente ferite 3 persone. Altri 13 sono saliti su un tetto dell'ospedale (episodio già verificatosi tempo fa con due lavoratrici che rimasero qualche giorno-notti comprese-su un tetto della struttura).
Stamattina la tensione è ancora più percepibile: la disperazione crea frustrazione, e tanta, tanta rabbia. In questo momento (circa 11.30) i lavoratori del comparto sono riusciti a sfondare il blocco e a occupare l'accettazione.
Una delle tante manifestazioni

Quanto durerà questo incubo?

Per quanto ancora prevarranno le logiche (che potremmo chiamare Forneriane, Marchionniane, Bediniane) che stanno demolendo letteralmente vita, gioia, dignità di famiglie, persone, lavoratrici e lavoratori?

Dovrebbero chiedersi, Bedin e soci, cosa proverebbero guardando negli occhi un padre di famiglia che tornando a casa, stanco, frustrato, ucciso dentro, martoriato dovesse prendere sua moglie e i suoi figli e dire loro, occhi negli occhi, groppo alla gola, lacrime pronte, che da quel giorno non sa più come dar loro da mangiare, che dopo anni di sudore e contributi, qualcuno ha deciso che lui non è altro che un numero da cancellare su un foglio, che sta lottando per prendersi con la forza della disperazione quello che gli spetterebbe di diritto, che non sa da domani cosa succederà.

é questo ciò che meritiamo, come società intera, come donne e uomini? Direi di no.

Allego il link del Fatto del video dell'occupazione dell'accettazione di stamattina (19-04-13)
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/04/19/s-raffaele-nuovi-scontri-dipendenti-occupano-laccettazione/229027/



 



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